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SPECCHIO DELLE MIE BRAME CHI E’ LA PIU’ BELLA DEL REAME?

L’immagine è tutto. Mai come in questa epoca storica apparire e apparire al meglio è un diktat al quale è molto difficile sottrarsi. Così come la ricerca della perfezione che si fa vitale, ossigeno dei nostri successi e dei nostri inevitabili insuccessi. Eppure la perfezione è una chimera, un sogno impossibile e rincorrerla non è scevra da pericoli, quali il sentirsi inadeguati a causa di difetti invisibili ai più, tranne che a noi stessi.

“Dimmi cosa vedi”, chiedo a Marzia, una mia coachee, mentre la invito a guardarsi allo specchio.

“Difetti, solo difetti”.

Eppure il tanto amato specchio, osannato da Grimilde, la regina cattiva, la perfida matrigna di Biancaneve al quale rivolge sempre la celeberrima frase: “Specchio, servo delle mie brame, chi è la più bella del reame?“, può essere un valido alleato, se lo si sa usare nel modo giusto.

Come eterne Grimilde, instabili Lady Macbeth e indomabili lupe, cerchiamo nello specchio una rassicurazione. Non tutti riescono, come il gatto che vede se stesso come un leone, vedersi meglio di quello che si è. Anche questa è una distorsione.

Mentre rifletto su questo tema, mi viene in mente un film Angel-a, del regista francese Luc Besson, dove il protagonista incontra il suo stesso angelo custode.

Ognuno di noi può fare una lista di ciò che vorrebbe, e che forse potrebbe mai raggiungere. Qualità caratteriali, personali, fisiche, intellettuali, lavoro, carriera, famiglia, relazioni… Ma come ci sono infinite cose che si possono sognare, differenti sono anche i modi di desiderare. Quando leghiamo ad altri la nostra piacevolezza, gentilezza, bellezza e a loro deleghiamo la nostra felicità è un po’ come desiderare l’impossibile e condannarci all’insoddisfazione.

La vera felicità è uno stato d’animo che guarda all’interno e non all’esterno delle cose. Indipendente da ciò che vuole la società, la moda, lo sguardo fugace.

Se la felicità dipende da qualcosa (questo “qualcosa” può essere qualsiasi cosa), allora ci sentiremo infelici se non lo otterremo o, se ce l’abbiamo, profondamente insicuri per la paura di perderlo. A volte otteniamo qualcosa che avevamo desiderato per tanto tempo, che era realmente importante per noi. Ma quanto è durata la nostra “felicità”?

Mentre le immagini di Angel-a sfumano, con quella delicatezza propria della bellezza, raggomitolo gli insegnamenti che ne ho appreso. Soggettivi, ma rassicuranti. Chissà che possa aiutare tutte le Marzie, un po’ ancorate a un’idea di perfezione imperfetta che non è data loro raggiungere. Per fortuna.

SOSPENDI IL GIUDIZIO. Guardati allo specchio in modo acritico e analizza la tua immagine per conoscerla veramente per quella che è. Come se davanti ci fosse la tua migliore amica, quella fidata, coraggiosa, inarrendevole e sincera. Cosa le diresti? Quali consigli le daresti per migliorare, per valorizzare i punti di forza e smorzare quelli di debolezza?

Se il problema sono i chili di troppo, non nasconderti in abiti anonimi e senza forma. Valorizza il bello che spicca. Prova a fare esercizi mirati per ridurre gli eventuali eccessi e studia un abbigliamento che ti faccia sentire bella. E fallo ogni giorno.

SMETTI DI FARE PARAGONI. Ogni altra donna o uomo che reputi belli e affascinanti, probabilmente sono anche loro in contrasto con la bilancia o con qualche parte che non li soddisfa. Forse si sono solo attivati prima di te per migliorare ciò che non piaceva loro. Paragonarsi non è utile. Anche perché la bellezza, quella vera, esce dai canoni del conformismo. Si asseta di dettagli, di particolarità, di unicità e spesso anche di difetti.  

DIRIGI LA TUA ATTENZIONE ALL’ORIZZONTE. Non cadere nell’errore di pensare che la bellezza sia solo una conseguenza del peso o di un taglio di capelli all’ultima moda. La bellezza è un modo di essere, di pensare, di muoversi, di agire, di conoscere e di sapere.  Esci dagli stereotipi, entra in contatto con la tua identità, con la dea che ogni donna custodisce nel profondo. Non nasconderti dietro un “ma in fondo…”, trova la chiave per aprire la porta che sceglie la vita. Impara ad usare il tuo intuito.

La radio mi riporta al presente, mentre una canzone riempie la stanza. E mi accorgo di pensare che Jim Morrison non aveva tutti i torti quando cantava “La vita è come uno specchio: ti sorride se la guardi sorridendo”.