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SONO UNA DONNA, NON SOLO UNA MAMMA

“Tu hai un sogno, una cosa che vuoi o volevi fare?”  
“Sì, uno ce l’ho. E’ quello di farmi un giorno una famiglia.
“Fare una famiglia non è un sogno. Le famiglie si dovrebbero fare per condividere con qualcuno che si ama il proprio sogno. Altrimenti le persone diventano funzionali a qualcosa, diventano dei mezzi e non possono essere ciò che sono. Come ha fatto mia madre: non mi ha mai visto come una persona con i suoi desideri, i suoi tempi, i suoi gusti. Spesso la famiglia diventa il rifugio di chi non è riuscito a fare altro”.

Ho sempre pensato che i libri di Fabio Volo fossero leggeri, mi sono dovuta ricredere. Un posto nel mondo, pur essendo ormai di qualche anno fa, è un libro capace di mettere in difficoltà. Poiché quando c’è di mezzo il tema famiglia nessuno dice niente, la famiglia è tabù.

Nel libro si parla di uno stereotipo di donna che dice di realizzarsi mettendo su famiglia ed avendo dei figli ma, secondo Federico il protagonista del romanzo, prima bisognerebbe realizzarsi come persona e non cercare l’anima gemella per trovare un appoggio; bisogna cercarla quando si conosce bene il proprio io e solo in quel momento si potrà condividere la propria ricchezza interiore con un altro.

“La prima cosa che due persone si offrono stando insieme dovrebbe essere un sentimento d’amore verso se stessi. Se non ti ami tu, perchè dovrei amarti io?”

Questo non è un libro dedicato alle mamme o ai bambini, benchè all’interno si narrano due nascite (oltre a due lutti) ed è sicuramente riuscito a farmi mettere in discussione come donna e come mamma.

SE SI E’ SOLO MAMME, COME SI FA A REALIZZARE SE STESSE?

Fabio Volo è riuscito a farmi riflettere sulla figura della mamma: ma se si è solo mamma e nient’altro, ci si può sentire comunque realizzate? Io trovo che essere mamma sia una dimensione da sogno, a volte surreale, invidiabile. Ma una mamma può trovare tempo per una realizzazione personale anche dopo la/le gravidanze o avrebbe dovuto trovarlo prima? E una volta che i figli saranno cresciuti, saprà ancora prendersi cura di se stessa o sarà troppo tardi?

Questo libro mi ha un po’ spaventato. Ne ho parlato con le amiche, anche quelle senza figli e che potrebbero ancora fare un viaggio in loro stesse per uscire dalla mediocrità del vivere, per non conformarsi alla gente che si frequenta senza tirar fuori davvero le proprie potenzialità e le proprie esigenze, per paura di perdere qualcosa, anche solo il lavoro, che magari non le soddisfa neppure, oppure il consenso e l’approvazione della propria famiglia, senza il quale ti senti perso, ma mi sono resa conto che la maggior parte delle donne non ama (o non si può permettere) il rischio!

La protagonista, dopo il parto, per “riappropriarsi di sé, della sua femminilità, del suo modo di essere donna prima ancora che mamma. Recuperarsi come individuo nella sua intimità” decide di fare un viaggio in Messico, lasciando la piccola di 7 mesi al papà.  Io non credo che sarei mai riuscita a sopportare quel distacco.

Sarò io che ho qualcosa di sbagliato? mi sono chiesta. Io che per anni ho messo la famiglia la primo posto, forse sacrificando la mia personalità e la mia libertà, proprio come mi è stato insegnato e ho visto fare milioni di volte.

C’è voluto tanto coraggio per tagliare quel cordone, per riappropriarmi della mia identità, per rispondere ai desideri della donna Angela e non solo della mamma Angela. Tutto è cambiato quando ad un certo punto mi sono chiesta se mi sentissi realizzata anche come donna…

TI SENTI REALIZZATA SIA COME DONNA SIA COME MAMMA?

All’inizio non è stato facile, anche solo concedermi qualche ora per andare a correre, mentre preparavo la maratona qualche anno fa, mi faceva sentire in colpa. Stavo trascurando la famiglia. Un antipatico grillo parlante nei miei pensieri voleva a tutti i costi farmi sentire in colpa, farmi vivere la vita di qualcun altro.

In realtà non stavo trascurando niente e nessuno. Desideravo che gli altri sentissero la mia mancanza, quel mio assentarmi di poche ore. Come un serpente che si morde la coda, tante credenze e costrizioni mi impedivano di pensare a me stessa come donna. Eppure prima di diventare mamme siamo donne e lo rimaniamo anche dopo.

Non so se ci è voluta più determinazione o coraggio, ma il viaggio che ho intrapreso dentro me stessa grazie al coaching, è stato ben più intenso che il solo andare in Messico di Francesca, la protagonista del romanzo. E mi ha insegnato molte cose, lezioni che voglio condividere con te. Ognuno ha il diritto e anche il dovere di fare quel viaggio, ovunque questo lo porti. Talvolta non è necessario neppure andare troppo lontano, per (ri)trovare la donna sopita dentro di noi.

LE MIE 5 LEZIONI IMPARATE

1. PRENDITI CURA DI TE

Il primo passo è continuare a prendersi cura di sé. Sembra scontato, ma troppe mamme si nascondono dietro alla scusa del “non ho tempo”. Basta poco, a volte pochi minuti al giorno. Ma vanno sempre presi, è bene non rinunciarvi! Per il nostro benessere ma anche per quello della nostra famiglia: stare bene con noi stesse significa riflettere serenità e positività anche su chi ci sta attorno.

Essere mamma, poi, non significa dover per forza rinunciare a diventare ciò che vogliamo. I bambini arrivano quando arrivano, e non sempre (anzi, quasi mai!) quando siamo all’apice della carriera o quando abbiamo raggiunto i nostri obiettivi, che siano essi economici, lavorativi o sociali. Questo però non deve essere un problema, e non deve essere nemmeno il freno definitivo alla nostra spinta, il masso che troviamo sulla nostra strada e che ci costringe a fermarci: teniamo sempre a mente il nostro obiettivo. Nessuno dice di continuare a perseguirlo come se i figli non ci fossero: è sufficiente tenerlo a mente e fare piccoli passi che nel lungo termine ci porteranno comunque a raggiungerlo, anche se con lentezza! Questo obiettivo poi sarà ancora più goduto: i figli devono completare la vita, ma senza occuparla in ogni spazio, e quando avremo completato il nostro percorso saremo ancora più soddisfatte di tutto ciò che abbiamo!

2. ESCI, DIVERTITI, GIOCA

Un’altra buona abitudine è quella di continuare ad uscire. Ma non solo con gli amici con bambini. Anche da sola, o in coppia, ma senza bimbi! Le uscite in famiglia sono stupende, ma a volte c’è bisogno di staccare, divertendosi in maniera spensierata.

Non lasciamo poi da parte le nostre passioni o i nostri hobby pre-maternità. C’è chi amava andare in palestra, chi leggere, chi andare ai concerti, chi sciare, chi fare uno sport estremo, chi fare shopping… Potremmo elencare all’infinito. L’importante è che questo amore non si trasformi in un verbo all’imperfetto, appunto: “amava”. No. Una mamma “ama” fare qualcosa, ed è giustissimo che continui a farlo!

3. ASCOLTATI

Continuare ad ascoltarsi è un altro consiglio: a volte le voci e i bisogni dei nostri figli giustamente sovrastano i nostri. Ma perché zittire noi stesse? Basta prendersi qualche minuto per ascoltare le proprie emozioni, oppure tenere un diario. Insomma, è necessario non dimenticarci di chi siamo a prescindere dai bambini. Anche loro ameranno una mamma che è una donna, prima che una madre, con una personalità e degli interessi! E riflettendo il nostro esempio seguiranno anche loro la loro indole e i loro sogni.

4. LEGGI, STUDIA, IMPARA

Infine, non smettiamo di leggere, di leggere i giornali, di stare sul pezzo, di seguire l’attualità. Insomma: continuiamo ad imparare. Il mondo cambia, noi cambiamo, ed è giusto mantenere anche la mente attiva, non solo contando i grammi di farina che vanno nella pappa della sera.

5. PENSA A TE STESSA NON SOLO COME A UNA MAMMA, MA PRIMA DI TUTTO COME A UNA DONNA