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MASCHI, FEMMINE E CERVELLO… CHE VINCA IL MIGLIORE!

“Gli uomini parlano poco… Le donne danno per scontato che il partner debba anticipare i loro desideri… Esistono lavori da femmina e occupazioni da maschio. Sport per il gentil sesso e sport per veri machi”.

Pregiudizi. Stereotipi.

Un po’ ovunque, dalla carta stampata al web si leggono esempi di questo tipo. Narrazioni inefficaci che nel tempo si sono trasformate in vere e proprie leggende metropolitane e a loro volta in convinzioni. Alle quali è difficile sottrarsi. Ma che di scientifico hanno ben poco: il femminile debole è una credenza tanto quanto l’uomo che non deve piangere mai, stereotipo che ha bloccato la sensibilità emotiva di tanti uomini, oggi incapaci di esprimersi.

COSA DICONO LE NEUROSCIENZE

Uomini e donne sono diversi, ma non nel modo in cui ci hanno voluto far credere o ci piace credere.

Gli scienziati hanno scoperto, per esempio, che il cervello femminile è più attivo di quello maschile. Ciò non vuol dire che le donne siano più intelligenti rispetto agli uomini, ma che l’afflusso di sangue al cervello è maggiore.

Lo studio, pubblicato sul Journal of Alzheimer’s Disease, è stato condotto da un team dell’Amen Clinics di Newport, in California, il quale ha utilizzato una tecnica di imaging nota come SPECT: una Tomografia ad emissione di fotone singolo che permette di misurare il flusso sanguigno all’interno del cervello, identificando così le regioni con un’elevata attività neurologica.

Dai dati è emerso che il cervello femminile è particolarmente attivo nella corteccia prefrontale e nel sistema limbico: il che potrebbe spiegare perchè le donne tendono a mostrare maggior empatia, intuizione ed autocontrollo (la corteccia prefrontale è implicata nel controllo della messa a fuoco e dell’impulso), come pure però una maggior inclinazione ad ansia, depressione, insonnia e disturbi alimentari (il sistema limbico è associato al comportamento e alle emozioni, come umore e ansia). Al contrario, l’attività cerebrale maschile è risultata più elevata nelle aree legate alla visione e alla coordinazione.

Per i ricercatori comprendere queste differenze è particolarmente importante: per capire le maggiori probabilità di soffrire di disturbi (gli uomini, ad esempio, sono più portati per i problemi comportamentali, come la sindrome da iperattività e deficit d’attenzione; le donne sono più a rischio depressione). In secondo luogo, le differenze aiutano gli scienziati a quantificare il rischio di soffrire di disturbi cerebrali come l’Alzheimer. Rischio che nelle donne, proprio per un’attività cerebrale intensa, è più forte.

La differenza è nel tipo di connessioni

RETAGGI DEL PASSATO

In passato si riteneva che l’uomo fosse studiabile, per citare Emile Zola, come “un ciottolo della strada”. E che l’intelligenza, trasformata in un’entità isolata da educazione, passioni, emozioni…, fosse misurabile con opportuni test.

Per questo specialisti in fisiognomica, antropometria, frenologia e craniometria, tutte discipline che oggi consideriamo senza fondamento, ma allora ritenute infallibili, non avevano dubbi: come nel cranio di un uomo bianco stanno più pallini di piombo di quelli contenuti nel cranio di un nero, così il cranio dei maschi è più capiente di quello delle donne. E ciò ne dimostra la superiorità.

Non finisce qui. Poiché il cervello del maschio pesa di più di quello della femmina (in media 1350 grammi contro i 1200) è più performante.

A queste convinzioni aderivano personalità come Charles Darwin, ne L’origine dell’uomo, o Cesare Lombroso, psichiatra e fondatore dell’antropologia criminale, che nel suo La donna delinquente, la prostituta e la donna normale, spiegava che la donna è in tutto inferiore all’uomo, menzognera, stupida e cattiva, che “ha molti caratteri che la avvicinano al selvaggio, al fanciullo, e quindi al criminale: irosità, vendetta, gelosia, vanità”, e che “nella mente e nel corpo, la donna è un uomo arrestato nel suo sviluppo”.

Decidere chi sia “superiore” o “inferiore” tra uomo e donna, è come stabilire se a tavola sia più importante il coltello o la forchetta. Uomo e donna, è sempre più evidente, sono diversi in tutto ma proprio per questo complementari.

NON ESISTONO CERVELLI PERFETTAMENTE UGUALI

Ancor più radicale è Gina Rippon, docente di cognitive neuroimaging all’Aston Brain Centre dell’Aston University di Birmingham. Rippon crede che continuare a parlare di cervello “maschile” e cervello “femminile” sia non solo sbagliato, ma discriminatorio. La scienziata affronta la questione in un volume di 500 pagine, The Gendered Brain: The New Neuroscience That Shatters the Myth of the Female Brain, dove ripercorre le tappe che hanno portato all’affermazione di questa dicotomia di genere.

Nel corso degli ultimi trent’anni è emerso come il nostro cervello non sia un organo immutabile, ma in costante evoluzione. L’ambiente in cui viviamo, le attività che svolgiamo, le esperienze che facciamo e le persone che incontriamo modificano il modo in cui i neuroni comunicano tra loro e contribuiscono a riconfigurare costantemente, a tutte le età, la nostra struttura cerebrale.

Inoltre, nel mondo non esistono due cervelli perfettamente uguali. Ogni cervello è unico. Esistono sette miliardi e mezzo di differenti configurazioni cerebrali, tante quante le persone che vivono sul pianeta. Ecco perché non ha alcun senso parlare di cervello maschile e cervello femminile. Per Rippon si tratta di una distinzione non solo imprecisa e fuorviante, ma anche dannosa e foriera di discriminazioni. Pensare davvero che i cervelli degli esseri umani possano essere suddivisi in due grandi categorie – considerate fisse e immutabili – è il modo migliore per rafforzare e accrescere stereotipi di genere e pregiudizi.

La plasticità cerebrale è ormai un dato scientifico acquisito, ma in pochi si rendono conto di come i cervelli di uomini e donne siano in gran parte plasmati dai condizionamenti sociali a cui sono sottoposti nel corso della vita. Tutto, nella nostra società – dall’identità individuale alle attività ricreative, dalle relazioni personali ai rapporti di potere – è definito a partire da una netta dicotomia tra maschile e femminile.

Le aspettative di genere – scrive la Rippon – emergono ancor prima della nascita e hanno un impatto profondo sulla crescita dell’individuo. I giochi, i vestiti da indossare, gli sport da praticare, gli amici da frequentare, le professioni a cui aspirare: ogni aspetto della nostra esistenza è sottoposto in primo luogo a una suddivisione di genere. Scarse aspettative nei confronti di una determinata caratteristica – per esempio l’abilità di orientarsi nello spazio per le donne o di esternare i propri sentimenti per gli uomini – condizioneranno la tendenza della stessa a emergere e manifestarsi in modo libero”.

Queste dinamiche, a loro volta, rafforzeranno la percezione collettiva che ci sia una differenza “naturale” fra ruoli e status femminili e ruoli e status maschili. Il risultato è una profezia che si autoavvera. E alimenta gli stereotipi di genere.

CHI VINCE FRA MASCHI E FEMMINE?

Quante e quali differenze distinguono l’uomo dalla donna, è un dibattito che inizia dalla notte dei tempi e non si è mai sopito. Negli ultimi anni ci si è dati da fare per sfumare le differenze e declassare al rango di fake la tesi secondo cui le donne provengono da Venere e gli uomini da Marte.

Dall’università del Wisconsin la ricercatrice Janet Shibley Hyde controbatte a suon di dati: “maschi e femmine sono uguali, fatta eccezione per piccole variabili psicologiche“. Le teoria dei due mondi separati è stata fatta a pezzi, siamo uguali, nessuna differenza!

A riportarci sul pianeta terra ci ha pensato, però, uno studio condotto all’Università di Torino, pubblicato sulla rivista Public Library of Sciences in cui si dice che lo scarto fra i due sessi esiste, eccome. “L’idea che ci siano solo piccole differenze di personalità fra uomini e donne va ripensata perché è basata su metodi inadeguati“.

La discrepanza maggiore riguarda la sensibilità, tradizionale dominio femminile. Le donne registrano valori molto alti anche per quanto riguarda il calore e l’apprensione, mentre gli uomini si distinguono per equilibrio emotivo, coscienziosità e tendenza alla dominanza.

I maschi  sono più stabili emotivamente, più dominanti, più legati alle regole e meno fiduciosi, mentre le femmine sono più calde emotivamente, meno sicure di sé e più sensibili. Niente di nuovo!

Quindi siamo uguali o diversi? A ognuno la propria conclusione… attenzione però a non cadere nello stereotipo che diverso sia sinonimo di superiore o inferiore… se è questo che cercate… non lo troverete. Non nelle ricerche scientifiche più recenti!