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LE CONVINZIONI CAMBIANO I NOSTRI COMPORTAMENTI. E NON SEMPRE IN MEGLIO…

“No, ti stai sbagliando!”. “No, non è affatto così!”. Quante volte abbiamo replicato in modo tanto fallimentare. Quante volte ci è stato replicato in modo tanto fallimentare…

Rispondere con un oppositivo no, mette l’interlocutore in uno stato di difesa e pone fine a ogni possibilità di dialogo. Più si portano dati a sostegno della propria idea, più l’altro fa lo stesso: ciascuno si arrocca nelle proprie convinzioni. Perché, allora, nonostante la mole di dati a disposizione, scientifici e non, è così difficile trovare denominatori condivisibili?

«Sono i nostri desideri che plasmano le nostre convinzioni. A quei desideri e a quei sentimenti dobbiamo attingere se vogliamo produrre un cambiamento, in noi stessi o negli altri», sostiene la neuroscienziata Tali Sharot. Secondo cui: “il tentativo di far cambiare idea a qualcuno avrà successo solo se si adegua agli elementi fondamentali che governano il modo in cui pensiamo”. Diversi sono i fattori che plasmano le nostre convinzioni, le certezze che condizionano i nostri comportamenti. Mi soffermerò su due in particolare.

PREGIUDIZIO DI CONFERMA

Ben sintetizza un proverbio inglese: «The chains of habits are too weak to be felt, until they’re too strong to be broken» (Le catene delle abitudini sono troppo lievi per essere avvertite, finché diventano troppo forti per essere spezzate). Sono così forti le abitudini e ci costa tanto abbandonarle, che il nostro cervello seleziona informazioni e dati in un modo molto preciso: registra e memorizza quelli che avvalorano le nostre convinzioni, ed elimina tutti gli altri. Il tutto sotto l’influsso di un altro potente fattore di condizionamento: le emozioni. Di più se negative, come la paura.

Per esempio, le donne temono il tumore al seno, anche se in Italia è la decima causa di morte (2,1%). Memorizzano ciò che sostiene che gli ormoni fanno venire quel tumore, ed eliminano le informazioni che mostrano come in realtà sia l’infarto il primo killer, e i fattori cardiovascolari la prima causa di morte con il 34,6% dei casi. La paura è più forte e la convinzione non cambia nonostante le evidenze .

Questa convinzione prende il nome di pregiudizio di conferma: crediamo a quello che ci dà ragione, e disprezziamo le argomentazioni contrarie. La nostra mente conferma volentieri le opinioni che si accordano con le nostre idee preconcette: ancor più se altri hanno fatto la stessa scelta. Più si preme l’acceleratore sulla paura, più i messaggi passano. Più uno speaker convincente parla toccando le emozioni, più la platea si sincronizza e i cervelli oscillano insieme. Si attivano cioè le stesse aree cerebrali dell’oratore, finché pubblico e speaker adottano la stessa visione delle cose. Questo porta a cambiare le reazioni delle persone che ascoltano e le loro stesse decisioni.

LE EMOZIONI CHE SANNO CAMBIARE I NOSTRI GIUDIZI
È l’emozione il vero direttore d’orchestra del cervello. Tutti l’abbiamo provato quando ci siamo innamorati: si realizza il magico accoppiamento emotivo dei cervelli, che vibrano all’unisono, come se si guardasse il mondo con gli stessi occhi. Condividere idee che richiedono studio e preparazione è faticoso. Condividere sentimenti ed emozioni è istantaneo: attraverso il comportamento, la voce, la mimica del volto. Se la mamma è stressata, il ritmo cardiaco del bimbo di un anno aumenta di 6 battiti al minuto; se è calma, si riduce di 4 battiti, per effetto dell’imitazione inconscia e dei neuroni specchio, registi del comportamento. L’umore dei genitori e degli insegnanti condiziona l’apprendimento, più della sostanza di quello che viene detto.

Alle convinzioni non possiamo fare a meno, fanno parte del nostro bagaglio esperienziale. Ciò che possiamo fare è imparare a riconoscerle, per usarle. E non per farsi usare.