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COME RIMPROVERARE I FIGLI, SENZA FARLI DUBITARE DEL NOSTRO AMORE

“Adesso basta, non ne posso più dei tuoi capricci. O la smetti o finisci in castigo per una settimana”.

Era un pomeriggio come tanti, compressa fra mille impegni: lavoro, casa, famiglia. Avrei voluto un po’ di tranquillità, ma la maggiore delle mie due figlie esigeva attenzione e alla fine non ce l’ho fatta più e l’ho rimproverata malamente. Solo a qualche ora di distanza mi sono accorta di come avessi in realtà riversato su di lei molta della mia frustrazione e della mia stanchezza.

Un giorno come tanti, e come capitano a tutti, eppure questo non leniva il mio senso di colpa. Ed è lì che iniziai a farmi una domanda: “Angela, esiste un modo efficace per rimproverare un bambino e fargli cambiare atteggiamento dandogli contemporaneamente la sicurezza di sentirsi amato?”.

Sì, esiste. Il metodo si chiama “the one minute scolding”, la sgridata di un minuto e lo si deve allo psichiatra infantile Gerard Nelson, che è riuscito a dare al rimprovero tutta la dignità di un metodo.

Come rimproverare un bambino senza fargli dubitare del nostro amore?

È scientificamente provato che la capacità di attenzione di un bambino è molto breve e che ha bisogno di stimoli continui per rinnovarsi. Niente prediche, ricatti, accuse o punizioni dunque.

La sgridata “funziona” se …

  •  è breve. La sgridata deve durare non più di un minuto, orologio alla mano. Dopo un po’ il bambino diventa impermeabile a qualsiasi messaggio, ecco perché le lunghe spiegazioni e le prediche sono inutili e controproducenti.
  •  è immediata. La sgridata va fatta al momento, appena il fatto è accaduto. Il bambino vive in un eterno presente ed è incapace di proiettarsi nel futuro o di risalire al passato. Frasi: “Vedrai quando viene papà”, o “Questa sera niente dolce” non hanno per lui alcun senso. Non riesce a capire che ce l’abbiamo con lui per un evento già scomparso nel tempo. Così come trova inconcepibile essere puniti in differita, quando il papà torna a casa e l’atmosfera è tranquilla, per qualcosa che non ricorda più.
  • si limita a un singolo episodio. L’attenzione si spegne anche quando, durante un rimprovero, iniziamo a rinfacciare altri disastri: “Oggi hai risposto male alla nonna, hai picchiato tuo fratello, hai lasciato tutte le luci accese…”. Sotterrato da una valanga di malefatte, il bambino si sente impotente: “Non gli va bene niente”, pensa, “Inutile sforzarsi”. E non solo. Se la sgridata si suddivide in rimproveri diversi, finisce che inviamo tanti messaggi, tutti deboli. Imponendoci di non superare il minuto, saremo costretti a puntare su un unico obiettivo, con il risultato di essere chiari ed efficaci.
  • in intimità. Biasimare un bambino di fronte ad amici o estranei indebolisce il suo fragile senso di competenza. Se dobbiamo rimproverarlo, prendiamolo da parte: ci sarà grato per avergli risparmiato un’umiliazione. In molti casi, sarà anche più disposto ad accettare osservazioni che, se fatte davanti ad altre persone, sarebbero respinte.
  • è rassicurante. Tutti sappiamo che arrabbiarsi con i propri figli non significa avere smesso di amarli. È vero il contrario: ci arrabbiamo proprio perché li amiamo. Il bambino però non lo sa. Per questo, insieme alla severità, è importante manifestare contemporaneamente amore, stima e fiducia.

Semplici accorgimenti che possiamo applicare tutti e che non solo ci rendono bravi genitori, ma dei genitori leader.