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BILINGUISMO: PERCHE’ E’ UN VANTAGGIO PER I BAMBINI

“Le tue figlie parlano più lingue, sono dei geni”. “Poverine le tue figlie, lo sai che chi conosce tante lingue rischia di non parlarne bene nessuna”…

Frammenti di conversazioni quotidiane, quelle che si fanno nella pausa caffè, al parco o in coda al supermercato. Ed è proprio in queste occasioni che mi sono accorta di quanti miti e pregiudizi imperversino intorno al multilinguismo, sebbene sia una condizione normale nelle famiglie dove i genitori parlano lingue diverse per origini e provenienza.

Saper sostenere conversazioni in più lingue, personalmente, mi è sempre parso sinonimo non solo di apertura mentale ma anche di flessibilità, la capacità cioè di adattarsi ai cambiamenti. Per molti invece è ancora un tabù, nonostante la scienza dica tutto il contrario.

Secondo il pedagogista svizzero Jean Piaget, l’intelligenza dei bambini, pur avendo un’origine individuale, è fortemente influenzata dall’ambiente e dalle interazioni sociali. In parole semplici: due bambini con lo stesso quoziente intellettivo, ma esposti a stimoli, esperienze e percorsi di apprendimento diversi, saranno capaci in maniera differente di esprimere il loro massimo potenziale. Maggiori saranno gli stimoli e le opportunità di apprendimento, maggiore sarà lo sviluppo intellettuale e le abilità che matureranno.

La ricercatrice dell’Istituto di Apprendimento e Neuroscienze dell’Università di Washington, Naja Ferjan Ramirez ha invece dimostrato che il cervello dei bambini non è troppo fragile per imparare una seconda lingua. Al contrario, trae enormi benefici.

Le ricerche condotte dal suo team hanno infatti dimostrato che l’apprendimento di una seconda lingua, rende l’attività cerebrale dei bambini bilingue più forte di quella dei coetanei monolingue. Questo processo infatti attiva la corteccia prefrontale,la parte del cervello usata per pensare in maniera flessibile e passare da un’attività all’altra.

Maria Kihlstedt, professoressa dell’Università Paris-X Nanterre e psicolinguista, sostiene che lo studio precoce di una seconda lingua, permette al bambino, una volta cresciuto, di acquisire un’ampia elasticità mentale. I vantaggi però non si limitano all’età adulta. Già da subito infatti, si distinguerà dai suoi coetanei monolingue, per:

  • una maggiore capacità di problem solving
  • una più sviluppata attitudine a concentrarsi ed a praticare l’attenzione selettiva
  • l’acquisizione e la riproduzione dei suoni come un madrelingua
  • un cervello più attivo, allenato ed elastico
  • maggiore capacità di memorizzare le informazioni
  • estrema facilità di apprendimento di una terza e quarta lingua
  • una spiccata empatia e valutazione di prospettive diverse dalla loro

FALSE CREDENZE

Molti genitori erroneamente pensano che il bilinguismo dei bambini rallenti il loro apprendimento, quindi un bambino bilingue ha un rendimento scolastico più basso.
Non è così!

Praticare più di una lingua può dare grandi vantaggi, come una maggiore conoscenza della struttura e del funzionamento del linguaggio e una maggior abilità di distinguere tra forma e significato delle parole. Questo in parte è dovuto al fatto che i bilingui possiedono due vocaboli per lo stesso oggetto e due modi di esprimere lo stesso concetto.

Queste abilità portano vantaggi nelle abilità di lettura e scrittura, nella comprensione della lingua usata a scuola, e nell’apprendimento di una terza o quarta lingua. Inoltre i bambini bilingui hanno una comprensione precoce del fatto che gli altri possono avere una prospettiva e un punto di vista diverso dal loro. E hanno un miglior controllo dell’attenzione: sono più capaci di focalizzare l’attenzione e ignorare dettagli irrilevanti, ma anche eseguire più compiti contemporaneamente o in rapida successione.

Un altro mito da sfatare è che il bilinguismo infantile crei confusione, quindi un bambino bilingue è confuso e non impara a parlare bene nessuna lingua.

I bambini imparano qualsiasi lingua senza sforzo, esattamente come imparano a camminare. Il bilinguismo infantile è diverso dall’apprendimento di una seconda lingua in età adulta: è un processo spontaneo che ha luogo se il bambino ha abbastanza occasioni di sentire le lingue e sufficiente motivazione ad usarle.

I bambini bilingui sono dei piccoli geni! Errato!

I benefici del bilinguismo non rendono intelligenti, ma danno una “marcia in più” che potenzialmente avvantaggia i bilingui in molte situazioni della vita quotidiana. Se un bambino non è motivato a un uso frequente della lingua e associa il bilinguismo ad emarginazione, discriminazione e giudizi negativi, è meno probabile che ne tragga vantaggi.

L’ETA’ GIUSTA PER IMPARARE UN’ALTRA LINGUA

Generalmente, prima si inizia più chances avrà il bambino di raggiungere una conoscenza da madrelingua. Comunque l’elemento fondamentale per raggiungere l’obiettivo è la continuità. Bisogna infatti evitare periodi di inattività, altrimenti si rischia di vanificare tutti i risultati ottenuti fino a quel momento.

Secondo uno studio dei ricercatori del Massachusetts Institute of Technology, per raggiungere un livello di conoscenza madrelingua in un’altra lingua, bisogna iniziare a studiarla prima dei 10 anni. Se ci si accontenta di un buon livello invece, basta non superare i 18 anni. 

E’ stato scientificamente testato che l’apprendimento di una nuova lingua sia molto più facile per i bambini che per gli adulti.  I bambini infatti, avendo il cervello più plastico, tendono ad imparare l’inglese usando entrambi gli emisferi. Al contrario della maggioranza degli adulti che per il linguaggio usano esclusivamente il sinistro.

CONSIGLI PER I GENITORI CHE VOGLIONO FIGLI BILINGUI

Gli esperti suggeriscono, in caso di coppie miste, che ciascun genitore comunichi con i figli nella propria lingua fin dalla nascita e anche prima: già in utero si percepiscono i suoni.

Se entrambi i genitori parlano una lingua diversa dall’italiano, va benissimo usare quella lingua in famiglia, perché l’italiano verrà comunque imparato fuori di casa. Se si parla solo italiano e si può mandare il bambino ad una scuola bilingue, il bambino diventerà bilingue e sarà ancora più motivato se anche i genitori dimostrano interesse e fanno uno sforzo per imparare quella lingua.

L’esperienza linguistica deve essere immersiva rispetto alle attività quotidiane e deve  passare attraverso il contatto con un’altra persona importante per il bambino: Il piccolo non impara tanto perché gli viene proposta qualche attività in un’altra lingua, ma perché è in contatto con un essere umano che gliela propone come strumento di comunicazione.

Niente paura se si verificano interferenze, cioè il fatto di usare in una lingua espressioni e costruzioni tipiche dell’altra (per esempio il bilingue italo-francese che dice tombare al posto di cadere, dal francese tomber). Sono fisiologiche e scompaiono intorno agli otto-nove anni.

Attenzione: non è detto che se in casa si parlano due lingue, il bambino imparerà anche a scrivere due lingue. L’apprendimento della scrittura non è innato: per imparare a scrivere bisogna che qualcuno ce lo insegni. Non a caso, di solito a scrivere si impara andando a scuola.